Intervista all’Architetto Ilenia Masciulli
Ilenia, ricordi in quale momento della tua vita hai deciso di voler fare l’architetto?
Non ricordo un momento particolare, ma ho sempre avuto la propensione alla creatività sin da bambina, adoravo costruire oggetti, dipingere ed ho sempre alimentato il mio lato “artistico”. Crescendo, le propensioni e le passioni, dovrebbero tramutarsi in quel che chiamiamo da bambini “il lavoro dei sogni”.
Sei un’appassionata di viaggi e di natura. In che misura questi due aspetti incidono sull’ispirazione per nuovi progetti?
Questi due aspetti sono le mie valvole di sfogo, un bravo architetto è anche colui che sa gestire ansie e paure e ricercare l’equilibrio nelle piccole cose. Indubbiamente il viaggio è in primis un’esperienza architettonica, per quanto mi riguarda, che fa conoscere mondi nuovi e completamente diversi dal nostro, pertanto più che nelle grandi cose – difficilmente ricreabili poiché decontestualizzate – ricerco ispirazione nei dettagli: un materiale particolare, un disegno di pavimentazione accattivante.
Sei stata all’estero a Barcellona dove hai svolto un tirocinio formativo. In che misura ti ha arricchito questa esperienza?
Sia professionalmente che umanamente, moltissimo. Molto spesso la burocrazia italiana è limitante per gli architetti, in Spagna è tutto molto più semplice e dinamico. Si può giocare e sperimentare molto di più.
La percezione che avevo stando a Barcellona era quella della tranquillità, del rallentare.
Qual è il tuo architetto preferito e perché?
Credo Mies van Der Rohe, mi ha sempre affascinato la Sua capacità di creare degli ambienti del tutto affascinanti con pochissime linee e materiali diversi. Ho avuto la fortuna di visitare il Padiglione di Barcellona, proprio nel periodo in cui mi stavo formando professionalmente, e sono rimasta incantata.
Quale il progetto che più ti ha arricchita professionalmente?
Dei progetti redatti con la Finepro, credo che il progetto SISUS di Francavilla abbia segnato una fase di maggiore maturità nel mio percorso, e come tale lo ricordo con piacere. Si tratta di una riqualificazione con recupero e ristrutturazione di una scuola materna per la realizzazione di alloggi sociali per utenze deboli unitamente ad ambienti per il co-housing e co-working, quindi ampi spazi di aggregazione, anche modulabili, per la messa in atto di forme sperimentali di gestione della residenza in immobili di proprietà comunale. Le abitazioni condividono attrezzature e risorse: lavanderia, cucine, aree giochi per bambini, soggiorno, l’attività motoria e il lavoro agile ottenendo in questo modo risparmi economici e benefici di natura ecologica e sociale, favorendo la socializzazione. Il progetto ha previsto l’efficientamento energetico dell’edificio, con interventi di coibentazione dell’edificio e sugli impianti, per garantire bassi consumi energetici e il comfort abitativo.
Fai parte del team Finepro da 3 anni, come vivi la tua quotidianità con i colleghi e come ti approcci al mondo del lavoro?
Siamo una grande famiglia e cerchiamo di aiutarci a vicenda sempre, lì dove possiamo. Ciascuno di noi ha competenze specifiche ed è bello potersi confrontare ed imparare diverse sfaccettature dello stesso lavoro. Credo sia il presupposto di base per un ambiente vivo e propositivo. L’obiettivo è quello di avere sempre più esperienza, crescendo non solo per me stessa ma anche per l’azienda.
Se guardi al futuro, cosa ti auguri?
Mi auguro di crescere, imparare, sbagliare, di essere sempre fiera del mio percorso e di cimentarmi in progetti diversi. Forse anche capire che la vita come la professione non è sempre una corsa ma una passeggiata anche se in salita. Di realizzare quei piccoli sogni per i quali ho sempre combattuto.
Descrivi il tuo progetto dei sogni.
Mi piacerebbe un giorno riprendere il tema della mia tesi di laurea “Architecture for necessity”, e sviluppare un progetto per i paesi in via di sviluppo con le risorse che la loro natura gli offre e le tecniche tradizionali del luogo, quindi legno, paglia, terra cruda e materiali di scarto. Vorrei poter fare un’esperienza sul campo, con loro.